Iniziamo la passeggiata liberty nel centro urbano di Trapani, dal
Villino Nasi, situato all’estrema punta ovest della città. In questo
luogo straordinariamente suggestivo, tra Torre di Ligny e
il Castello della Colombaia, chiamato dai Trapanesi Lo scoglio,
l’onorevole Nunzio Nasi, nella ricerca di pace e tranquillità, fece
costruire nel 1898 un villino da dove poter guardare il mare a 360
gradi ed immergersi nei meravigliosi tramonti. Infatti sul prospetto
dell’edificio così si legge:
In questo scoglio che asilo di pace invano aspirò nella
tormentata sua vita, aleggia lo spirito di Nunzio Nasi, continua i
suoi colloqui con Dio, col mare, con la posterità.
E forse nella mente di Nasi scorrevano, come in un film, le immagini
di questo luogo quando, rivolgendosi all’onorevole Giolitti disse:
si ricordi signor ministro che l’Italia comincia da Trapani,
alludendo alle tappe iniziali del percorso che portò all’Unità
d’Italia, ma forse anche, in senso ambiguo, alla posizione
geografica della città.
A progettare l’edificio che originariamente era ad una sola
elevazione, fu l’ingegnere Giuseppe Manzo il quale, per proteggere
il prospetto dal mare e dalle intemperie, adottò una soluzione di
rivestimento a bugnato rustico che l’ha preservato nel tempo. E
così, nel suo compatto volume, lo presentano i pittori Giuseppe
Saporito ed Ettore De Maria Bergler.
Ma quello che ai trapanesi, ospiti del villino, dovette apparire,
nei primi anni del ‘900, una vera rivelazione, furono gli arredi e
la decorazione degli interni con motivi floreali, o liberty, come in
Italia veniva definita l’art noveau.
Le volte sono infatti un tripudio di fiori, foglie, viticci che,
ispirati alla morfologia vegetale, privilegiano la linea curva. Una
linea che si attorciglia, si raddoppia, si moltiplica, fino a
diventare, talvolta, il tipico colpo di frusta del liberty.
Una vera meraviglia per gli occhi è poi la “stanza degli aironi”
dove non solo le volte ma anche le pareti sono dipinte. Qui il
pittore Giuseppe Saporito, in tema con l’ambiente, ha voluto il
trionfo della natura: animali acquatici sostano tra piante marine;
aironi grigi svolazzano sull’acqua o, ad ali spiegate, volano liberi
nell’aria, e poi i pesci, le aragoste, ma anche le rane, e pure le
rondini.
Non mancano le anatre e le oche che, muovendosi tra i fiori di iris,
offrono un quadretto suggestivo che emana senso di naturale
freschezza. Qui il bianco diventa il colore dominante e,
associandosi al verde, attira l’attenzione su quei bellissimi fiori
dei quali sembra quasi di sentire l’odore.
La natura continua ad essere protagonista diventando la struttura di
un tavolino attraverso le foglie e fiori di calla, o prendendo forma
di seggiolino attraverso le foglie di edera.
E poi la scala alla trapanese, con inferriata in ferro battuto, che
porta al piano superiore aggiunto nel 1913, su progetto di Francesco
la Grassa.
Nello stesso periodo fu costruita la deliziosa cappelletta che
osserveremo tornando sui nostri passi: un esempio di architettura
orientata verso il geometrismo e l’essenzialità delle forme che
saranno tipici della successiva art déco.
Lasciamo villino Nasi con gli occhi pieni di bellezza ma anche con
un senso di amarezza nel dover constatare come al trionfo della
natura corrisponda purtroppo l’abbandono e l’incuria dell’uomo!
Lina Novara
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