ASSOCIAZIONE AMICI DEL MUSEO PEPOLI  -  Trapani

8 Gesù davanti ad Erode*
Gesù, Erode Antipa, uno scriba, un soldato, un giudeo
Baldassare Pisciotta (attr.) - secolo XVIII (c.1782)
Ceto Pescivendoli

(Clic sui titoli)

1 La Separazione
2 La lavanda dei Piedi
3 Gesù nell’orto del Getzemani
4 L’arresto
5 La caduta al Cedron
6 Gesù dinanzi ad Hanna
7 La negazione
8 Gesù dinanzi ad Erode
9 La flagellazione
10 La coronazione di spine
11 Ecce Homo
12 La sentenza
13 L’ascesa al Calvario
14 La spoliazione
15 La sollevazione della croce
16 La ferita al costato
17 La deposizione
18 Il trasporto al sepolcro
19 Gesù nell’urna
20 L’Addolorata

 

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delle schede

 

Il gruppo “Gesù davanti ad Erode” che nell’ordine processionale occupa l’ottavo posto è stato l’ultimo a far parte della processione alla quale ha partecipato per la prima volta intorno al 1782, affidato a molitori, ai quali si sono avvicendate diverse categorie: sul finire del secolo XIX i sensali e crivellatori di cereali, nel 1949 i dipendenti comunali e dal 1955 ad oggi i pescivendoli. 
La data 1782 riguarda la concessione ai molitori della cappella della Beata Vergine della Circoncisione, nella chiesa di San Michele, da parte dell’omonima Confraternita, per la conservazione del “misterium Passionis nostri Iesu Christi in quo ante Erodem Amantissimus noster Redemptor fuit veste alba indutus” (AST, atto del 13 settembre, not. A. Venza).
Il gruppo, composto oltre che da Gesù e da Erode seduto in trono, da uno scriba accusatore, da un soldato e da un giudeo che pone il mantello bianco sulle spalle di Gesù, rappresenta un episodio “minore” nella storia della Passione e anche nella Storia dell’Arte. 
In occasione della Pasqua ebraica, trovandosi a Gerusalemme il re della Galilea Erode Antipa (figlio di Erode il Grande che aveva ordinato la strage degli Innocenti), uomo frivolo e assassino del Battista, Gesù viene condotto davanti a lui per ordine di Pilato: questi, avendogli domandato se fosse Galileo, saputo che era della giurisdizione di Erode, “lo rimise a lui”. Luca riferisce che il re, avendo invano sperato di assistere ad un miracolo, di fronte al silenzio di Gesù, “col suo esercito lo disprezzò e lo schernì e dopo averlo vestito di bianco lo mandò a Pilato” (Luca XXII, 8-12).
L’opera viene attribuita da Giuseppe Di Ferro (1830) a Baldassare Pisciotta, autore documentato del gruppo “La negazione”. La scena è carica di elementi simbolici e reali, e i volti dei personaggi sono molto caratterizzati anche nelle etnie. Da un lato emerge l’effimera regalità di Erode, evidenziata dal trono su cui è seduto che lo pone in posizione sopraelevata rispetto agli altri componenti, oltre che dallo scettro e dalla corona che arricchiscono la statua durante la processione; dall’altro, la regalità divina di Gesù, evidenziata solo dall’aureola, umilmente collocato più in basso, che composto nella posa, sereno nel viso dal quale traspaiono consapevolezza e rassegnazione, dignitosamente tace. Il volto di Cristo ripropone i caratteri fisionomici e la tipologia della capigliatura ad ampie anse parallele, di quello de “La negazione”, opera del Pisciotta. 
Attento al passo evangelico di Luca (XXII, 8-12), nel gruppo in esame lo scultore mette in evidenza il mantello bianco (il colore delle vesti dei buffoni) - la “veste alba” citata nell’atto del 13 settembre 1782 - attraverso il colore e il chiaroscuro, effetto questo che si ritrova accentuato nel panneggio del vestito di Erode, profilato in oro zecchino. È sicuramente la tecnica di impregnare la tela di colla che avvalora il pittoricismo delle vesti, ma è anche la volontà dell’artista che lo evidenzia. 
Il gesto dell’indice levato in alto da Erode indica la volontà di conoscenza da parte dell’inquisitore che si considera il solo sovrano e pretende risposte. Interessante la figura dello scriba curata nell’espressione accusatoria e nell’abbigliamento rispondente al ruolo del quale è simbolo la tavoletta che tiene in mano, un manufatto in lamina d’argento del secolo XIX; la sua barba folta e riccia ricorda quella di Pietro ne “La negazione”. L’autore non manca inoltre di attenzionare anche le espressioni degli altri due componenti la scena: il sorriso ironico del soldato e la grinta plebea del giudeo baffuto, dalla pelle scura. 
Il gruppo è stato sottoposto a restauro nel 1997 da Elena Vetere.

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