ASSOCIAZIONE AMICI DEL MUSEO PEPOLI  -  Trapani

19 Gesù nel sepolcro*
Cristo deposto
Antonio Nolfo (attr.) - secolo XVIII
Ceto Pastai

1 La Separazione
2 La lavanda dei Piedi
3 Gesù nell’orto del Getzemani
4 L’arresto
5 La caduta al Cedron
6 Gesù dinanzi ad Hanna
7 La negazione
8 Gesù dinanzi ad Erode
9 La flagellazione
10 La coronazione di spine
11 Ecce Homo
12 La sentenza
13 L’ascesa al Calvario
14 La spoliazione
15 La sollevazione della croce
16 La ferita al costato
17 La deposizione
18 Il trasporto al sepolcro
19 Gesù nell’urna
20 L’Addolorata

 

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delle schede

 

Dopo il trasporto, nell’ordine processionale sfila, al diciannovesimo posto, “Gesù nel sepolcro”, un’urna di legno e vetro contenente il simulacro di Cristo, quasi un dormiente tra cuscini e fodere di raso.
Secondo i racconti evangelici Gesù venne posto in un sepolcro scavato nella roccia e situato in un orto poco lontano dal Calvario, poi chiuso con una grande pietra.
Nella processione, al fine di consentire ai fedeli la vista del “Cristo morto”, il sepolcro è simbolicamente rappresentato da un’urna a forma di un tronco di piramide sia nella bara vera e propria, arricchita da grandi volute agli angoli, che nel coperchio con decorazioni fogliacee; le volute ritornano nel coronamento per reggere il globo sovrastato dalla croce. Anche se rifatta nei primi anni del secolo XX mantiene il gusto del tardo Settecento.
L’attuale simulacro di Cristo, in legno con perizoma in tela e colla, fino agli anni dell’ultimo periodo bellico si trovava, disteso ai piedi di una statua dell’Addolorata, sull'altare dell'oratorio della Confraternita della Via Crucis, un tempo esistente nel chiostro del convento dei frati Francescani Minori Osservanti, attiguo alla chiesa di Santa Maria di Gesù a Trapani, fondato nel 1743 e parzialmente distrutto durante gli eventi bellici. La presenza del gruppo nell’oratorio è attestata da una vecchia foto, pubblicata recentemente dall’Archivio Storico Diocesano di Trapani.
Il simulacro dell’
Addolorata si trova ora a Favignana, presso la chiesa Madre.
Il Cristo, oggi facente parte della processione dei Misteri, tradizionalmente è stato attribuito allo scultore Antonio Nolfo (1698-1781), ma alla luce della sua accertata provenienza bisogna ora rivedere tale attribuzione, in quanto riferita ad un precedente simulacro di Cristo, con molta probabilità, sostituito dopo gli eventi bellici dell’ultimo conflitto, e del quale non si hanno più notizie. La collocazione originaria, ai piedi della statua dell’Addolorata, ora attribuita a Baldassare Pisciotta (1715-1792), fa protendere a considerare lo stesso artista come autore dell’intero gruppo scultoreo.
L’opera ha carattere prevalentemente devozionale e richiama la tipologia del “Cristo morto” che ebbe tanto favore cultuale in Sicilia nei secoli XVII e XVIII, soprattutto presso le confraternite, con lo scopo di stimolare la “pietas religiosa”.
La scultura risponde alla iconografia delle settecentesche sculture in “pietra incarnata” del Cristo morto, realizzate da maestri trapanesi e conservate nella chiesa dell’Addolorata e nella cattedrale di San Lorenzo, quest’ultima attribuita a Giacomo Tartaglio.
Gesù viene presentato, dentro l’urna, come un corpo riverso sul letto di morte, coperto solo dal perizoma pieghettato, con il torace rigonfio a causa della posizione assunta sulla croce, e la bocca dischiusa per indicare che ha esalato l’ultimo respiro. La messa in evidenza, attraverso il colore, delle piaghe, delle ferite e dei buchi aggiunge elementi patetici al corpo esamine di Cristo.
Il simulacro ha il capo inclinato, il volto piccolo e profilato da una barba sottile e bipartita sul mento appuntito, palpebre socchiuse, bocca piccola da cui traspare la dentatura, baffi lunghi e sottili, capigliatura fluente con ciocche che ricadono sulle spalle.
L’attuale simulacro di Cristo, con molta probabilità, cominciò a far parte della processione dei Misteri dopo la distruzione dell’oratorio della Via Crucis, in sostituzione di un precedente “Gesù nel sepolcro” del quale non si hanno notizie documentarie.
Considerato che a Palermo i Genovesi, già nel 1590 avevano effettuato una processione di “Gesù nell’urna” e della “Madonna”, curata dagli Spagnoli, è presumibile che anche a Trapani i due simulacri fossero presenti fin dalle prime processioni: un documento del 1695 attesta che, assieme a quindici gruppi, vi partecipavano “Christo nel monumento” e “Nostra Signora Maria Addolorata”.
Sappiamo comunque che “U signuri nu munumento” come popolarmente veniva anche definito il diciannovesimo “Mistero”, era oggetto di visita presso la chiesa di San Michele da parte dei fedeli, durante tutti i venerdì dell’anno e che nel 1720, quando i gruppi furono trasferiti nell’oratorio attiguo, fatto costruire appositamente, rimase nella chiesa assieme all’Addolorata.
Il simulacro veniva portato in spalla da quattro confrati della “Compagnia del Sangue Preziosissimo e del Divino Michele Arcangelo”, che lo avevano in cura ed andavano in processione con saio rosso, cappuccio e mantello bianchi.
Intorno alla seconda metà del XIX secolo passò ai pastai.
Dopo un restauro avvenuto nel 1968 ad opera di Giuseppe e Benvenuto Cafiero, nel 1991 il simulacro è stato sottoposto a restauro conservativo da una equipe di restauratori dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze e nel 2003 da Giovanni Calvagna. (L.N.)


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