ASSOCIAZIONE AMICI DEL MUSEO PEPOLI  -  Trapani

17 La deposizione dalla croce*
Gesù, Maria, Giovanni, Maria Maddalena
Antonio Nolfo (1730) 
Leopoldo Messina e Antonio Fodale (1951)
Ceto Sarti e Tappezzieri

1 La Separazione
2 La lavanda dei Piedi
3 Gesù nell’orto del Getzemani
4 L’arresto
5 La caduta al Cedron
6 Gesù dinanzi ad Hanna
7 La negazione
8 Gesù dinanzi ad Erode
9 La flagellazione
10 La coronazione di spine
11 Ecce Homo
12 La sentenza
13 L’ascesa al Calvario
14 La spoliazione
15 La sollevazione della croce
16 La ferita al costato
17 La deposizione
18 Il trasporto al sepolcro
19 Gesù nell’urna
20 L’Addolorata

 

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delle schede

 

La deposizione di Gesù dalla croce viene rappresentata nel diciassettesimo gruppo con i personaggi che erano sotto la croce durante l’agonia: Giovanni, Maria, Maria Maddalena. Nei racconti evangelici fu Giuseppe d’Arimatea a chiederne il corpo a Pilato e colui che, “depostolo dalla Croce, l’avvolse in un lenzuolo” (Luca XXIII, 53) con l’aiuto di Nicodemo: nel gruppo i due non sono presenti mentre compariranno nel successivo “Mistero” Il trasporto al sepolcro.
Il tema de “La deposizione dalla croce” ha avuto nella Storia dell’Arte una vasta e variata diffusione per le forti valenze mistiche e simboliche, fin dal Medioevo: si ricordano in particolare i gruppi scultori lignei dell’Italia centrale e il celebre bassorilievo marmoreo (1178) di Benedetto Antelami, nel Duomo di Parma.
L’originario gruppo trapanese, affidato ai sarti nel 1619 e realizzato da un ignoto autore, viene indicato nell’atto di affidamento (3 aprile, not. M. Ximenes) come “misterium dive Marie pietatis cum Christo in bracza sancto Joanne evangelista et Magdala”: ciò fa dedurre che comprendesse oltre Giovanni e la Maddalena, la Vergine con il corpo esamine di Cristo in braccio, un’iconografia che inizia a diffondersi dal XIV secolo in Europa settentrionale, probabilmente per via dei gruppi scultorei lignei, in Germania denominati Vesperbil, in cui il corpo morto di Cristo è scolpito in braccio alla madre.
Nel 1730 il “Mistero” venne ricostruito totalmente da Antonio Nolfo (1698-1781). Non sappiamo quando venne mutata l’iconografia della Pietà, con il corpo esamine di Cristo adagiato su un lenzuolo, visibile in una foto del 1901. L’opera, quasi totalmente distrutta durante il bombardamento del 1943 che colpì la chiesa e l’oratorio di San Michele dove erano custoditi i sacri gruppi, fu ricostruita con l’utilizzo delle poche parti superstiti da Alberto Fodale e Leopoldo Messina, e ricomparve nella processione del 1951.
Nell’attuale gruppo, alle spalle delle statue, è posta la croce alla quale sono addossate due scale a pioli, segno dell’avvenuta deposizione, divenuti simboli della Passione; il bianco lenzuolo di lino allude invece al “sacro lino” identificato con la Sindone, conservata a Torino.
Connotati umani e dolorosi danno alla scena le lacrime di Maria che alza gli occhi al cielo, e quelle della Maddalena che, in ginocchio in segno di devozione e di umiltà, rivolge lo sguardo verso sinistra per non guardare il corpo piagato di Gesù, pur toccandogli la mano secondo una consuetudine iconografica; note patetiche aggiungono invece le ferite sul corpo di Gesù, evidenziate dal colore rosso del sangue.
Maria, con il volto affranto e rigato dalle lacrime, nell’esprime il dolore di una madre, è raffigurata come “Mater Dolorosa”, corrispondente all’iconografia dell’Addolorata.
Maddalena è rappresentata con lunghi capelli raccolti sulla nuca, in riferimento all’episodio evangelico secondo cui asciugò i piedi di Cristo con i propri capelli dopo averli bagnati con le lacrime di pentimento durante le cene in casa del fariseo e a Betania.
Giovanni, il giovane discepolo prediletto, l’unico a non abbandonare Gesù rimanendogli vicino fino alla sua morte, pietosamente si china per sostenerne il corpo esamine, piangendo in maniera composta; è raffigurato come un giovane imberbe, con baffi e fluente capigliatura: l’aspetto virginale di Giovanni trae origine dalla Legenda Aurea (1280) di Jacopo da Varazze, nella quale si legge che già nel nome, significante “fu la grazia”, è insito il dono della castità e dello stato virginale, fattogli da Dio.
I tre personaggi sacri vestono tutti lunghe tuniche dalla linea morbida, strette in vita da fasce colorate d’oro zecchino, e sono provvisti di ampi mantelli; i restauri e i rifacimenti effettuati sull’opera hanno purtroppo modificato i drappeggi originari con la riduzione delle pieghe e con pesanti stesure di stucco.
Splendide le tre aureole a raggiera di Maria, Maria Maddalena e Giovanni, manufatti di argenteria trapanese della seconda metà del secolo XVIII, realizzati da Giuseppe Piazza, autore anche dell’aureola di Cristo, a semplice cerchio, del 1761, anno in cui lo stesso argentiere eseguì anche lo stiletto che la Madonna tiene sul petto per indicare il suo immenso dolore.
Il gruppo è stato sottoposto a restauro conservativo nel 2004 da Giovanni Calvagna. (L.N.)

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