ASSOCIAZIONE AMICI DEL MUSEO PEPOLI  -  Trapani

 
 
 

INDICE (linkabile)

   AM. Precopi Lombardo "Il corallo"

   L. Novara "Corallai ebrei a Trapani (sec. XV)"

   AM. Precopi Lombardo "Quadro alfabetico dei corallai ebrei"

   AM. Precopi Lombardo "Famiglie di corallai con più maestri attivi nell’arte"

   AM. Precopi Lombardo "La storia del corallo trapanese tra arte e artigianato: la prospettiva socio-economica"

   L. Novara "Il corallo trapanese tra arte e  artigianato: i maestri e le opere"

   L. Novara "Note biografiche su alcuni scultori e corallari trapanesi"

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PER UNA STORIA DEL CORALLO ...

Annamaria Precopi Lombardo - Lina Novara

 

Lina Novara

Note biografiche su alcuni scultori e corallari trapanesi

MATTEO BAVERA.  Fra Matteo Bavera, fratello laico del Convento di San Francesco d’Assisi di Trapani, appone la firma, assieme alla data 1633, sulla splendida lampada pensile, conservata  al Museo, proveniente dall’altare dedicato al Santo nella chiesa attigua allo stesso convento.

Poche e frammentarie sono le notizie pervenuteci: egli stesso si definisce nell’iscrizione posta sulla lampada, serafico dell’Ordine dei Francescani Minori Conventuali (SERAFICUS ORDO  MIN. CONV. IN ECCLESIA DEI SEMPER COLLUXIT. FRA M. BAVERA A.D. 1633). Nato sul finire del secolo XVI (c.1580), da giovane svolse l’attività di orafo e corallaro ad Alcamo, Palermo ed altri centri dell’isola, e forse fu anche autore di statue. Doveva avere circa 50 anni quando eseguì la lampada in rame dorato, corallo e smalti  per l’altare di San Francesco nella chiesa omonima di Trapani, nel cui convento probabilmente era entrato in età matura: si tratta di un oggetto di grande pregio artistico e documentario, misura  cm. 150 di altezza, cm. 123 di circonferenza massima, ed è composto da una grande coppa sostenuta da tre grosse catene impreziosite da smalti che collegano le teste di tre cherubini alla calotta superiore. La superficie di rame è completamente ricoperta da virgolette e linguette in corallo, applicati  con la tecnica del retroincastro. Allo stesso fra Matteo viene attribuito il Crocefisso definito da Rocco Pirri (1733) “singolare” opera d’arte , perché realizzato in un unico pezzo di corallo (tranne le braccia). Il Cristo( h.cm.23) è rappresentato, secondo  i canoni dell’iconografia barocca, ancora vivo, con lo sguardo estatico, rivolto al cielo - forse alludente al ricongiungimento al padre divino - e nell’atto di esalare l’ultimo respiro dalle labbra  dischiuse attraverso  le quali si intravedono i denti: il corpo ben proporzionato ed allineato sull’asse della croce , è vibrante di naturalismo. L’autore,  sicuramente influenzato dall’iconografia classicistico-seicentesca del Cristo spirante, oltre alla maestria tecnica  nel sapere adattare  la figura al ramo di corallo, dalle notevoli dimensioni,  dimostra  forti capacità espressive, soprattutto nella resa naturalistica del viso sofferente del Cristo e delle parti anatomiche (costole, tendini e muscoli). Particolarmente ricercato il motivo degli svolazzi simmetrici delle due estremità del  perizoma che  così assume l’aspetto di un gonnellino panneggiato e chiaroscurato, posto ai fianchi del Cristo.

Sempre a fra’ Bavera viene comunemente riferito  il calice, una delle opere più significative dell’intera produzione trapanese in corallo, per l’alto grado di perfezione tecnica ed estetica raggiunta dall’autore nella realizzazione dei cammei posti nel fusto, nel nodo, nel sottocoppa. Sull’attribuzione a  fra Bavera, i pareri sono discordanti:  gli viene comunque  da più voci attribuito  per le rare capacità tecniche ed espressive  possedute dall’autore

VITO BOVA. Fu attivo a Trapani nel sec XVII. M. Serraino (Trapani…cit.,p.113) fa l'elenco delle opere lasciate dal Bova alla morte (1685): "otto Crocefissi, due quadri d'architettura con la Madonna Immacolata e la statua di re Carlo II, un quadro d'architettura con S. Giuseppe e la figura di re Carlo II, una fonte con S. Anna e la Madonna, una fonte con la fuga in Egitto ed il Padre Eterno, una macchina di S. Rosalia, una statua di S. Francesco, numerosi crocifissi, grandi e piccoli, tutti conservati dentro le rispettive custodie, oltre a numerosi anelli, fermagli e finimenti". Verosimilmente la tipologia del quadro di architettura è da riferire a quella dei capezzali in rame dorato, corallo e smalti, con scenografia architettonica, ottenuta utilizzando pezzetti di corallo di forma quadrata, rettangolare, trapezoidale, sistemati prospetticamente in modo da provocare efficaci effetti di profondità. Soluzioni di questo tipo si riscontrano nel Capezzale con S. Cristoforo, S .Antonio e una Santa (sec.XVI-XVII) della collezione del principe di Lignè a Beloeil (Daneu A., L’arte trapanese…cit, tav. 2b) e nella Cappelletta con S. Rosalia, S. Giuseppe e S. Michele(XVI-XVII secolo) del Victoria and Albert Museum di Londra(Ibidem, tav. 3), oltre che nel capezzale della collezione M. Romano di Palermo( L'arte del corallo…cit., scheda 76) e in quelli della collezione Whitaker di Palermo(Ibidem, schede 35 e 36). Le "fonti" indicate da Serraino sembrano inoltre avere riscontri con le acquasantiere in rame dorato, smalti e coralli, prodotte in gran numero dai corallari trapanesi nel sec.XVII  e destinate ad uso privato; formate da una struttura architettonica con edicola e da una vasca, venivano spesso utilizzate nelle cappellette dei palazzi gentilizi (L'arte del corallo…,cit., schede 10,16,28,101).

ANTONIO FRANCESCO BRUSCA. E' documentato al 1665 e al 1668 (Serraino M., Trapani…cit, p.111). La prima data si riferisce alle consegne di un crocefisso in corallo, montato su  croce di rame dorato guarnita di corallo, e cinque anelli d'oro, ad un certo Grimaudo, napoletano, affinché li vendesse a Napoli; nel 1668 invece dà incarico ad Andrea De Amelia di vendere nella città di Cagliari un S. Tommaso, un crocefisso, un astuccio e due "addrizzi", cioè finimenti femminili, comprendenti ciascuno un paio di orecchini, un bracciale e una spilla.

 ANTONIO CIMMINELLO. Nacque a Trapani nel 1520 circa, da una famiglia di discreta agiatezza (Costanza S., Per una storia…cit., p.27); ebbe indubbiamente capacità inventive fuori dal comune che lo portarono alla ricerca continua, alla sperimentazione e all'invenzione, senza scopi di lucro o di gloria, anzi, schivo per carattere, rimase spesso chiuso nel suo io, tenendo per se i segreti di alcune invenzioni.  Di Ferro (Biografia…cit., III, p.60) lo definisce "meccanico" e gli attribuisce doti istintive per il disegno e inclinazione verso la geometria. Al papa Paolo III che voleva trasferire l'obelisco egiziano proveniente da Eliopoli, dal circo di Nerone in altro luogo, il Cimminello, come altri ingegneri del tempo, presentò un progetto rimasto però senza esito. Tra le sue invenzioni vanno ricordati: l'ordigno d'artiglieria detto vite, l'albero e la vela di prua per le galee, sistemi di movimento e suono per piccole statuine. Partecipando alla difesa di Gerba nel 1560 provvide, tramite metodi che non volle mai svelare, a dissalare l'acqua e a renderla potabile, salvando così migliaia di soldati che rischiavano di morire per sete

CIOTTA. E' una nota famiglia trapanese di scultori che lavorarono diversi materiali: legno, corallo, avorio, pietre dure. Il primo esponente ad essere documentato è Giuseppe, il capostipite, il cui nome compare in documenti degli inizi del sec. XVII (Serraino M., Trapani…cit,p.129), padre di Giacomo, Mario senjor, Ippolito e Pietro. Le notizie riguardanti  un altro Giuseppe Ciotta, maestro corallaro del sec. XVIII, cui fa riferimento S. Costanza (“Per una storia …, cit., p.41) riguardano probabilmente un discendente omonimo che aveva tenuto bottega in una delle isole del quartiere Casalicchio di Trapani, denominata "di mastro Ciotta" per la presenza, fin dal sec. XVII di esponenti della famiglia; nel sec. XVIII, il chierico Giacomo, figlio del maestro  Giuseppe, vi possedeva delle proprietà immobiliari. PRIVATE Giacomo nel 1600 va a bottega dal maestro Alberto Speziali il quale dovrà corrispondergli, nel corso di tre anni, una retribuzione che aumenterà annualmente e proporzionalmente al perfezionarsi della pratica (Costanza S., “ Per una storia…”cit., p.30). TC  \l 1 "Giacomo nel 1600 va a bottega dal maestro Alberto Speziali (v.Voce) il quale dovrà corrispondergli, nel corso di tre anni, una retribuzione che aumenterà annualmente e proporzionalmente al perfezionarsi della pratica(S.Costanza,1986,p.30)." Mario senjor , corallaro attivo nel sec. XVII , era figlio di Giuseppe e fratello di Pietro e Ippolito. Nel registro della chiesa di S. Lorenzo di Trapani, nell'anno 1623, è registrato il suo matrimonio con Francesca Peri dalla quale ebbe Mario junior, famoso scultore (Novara L., voce in “Sarullo L., Dizionario degli artisti…cit., vol. III). Come maestro firma i Capitoli della maestranza dei corallari del 1628 e i successivi del 1633. Nel 1643( Serraino M., Trapani…,cit.,p.111) si impegnò ad eseguire alcuni crocefissi in corallo su croce di rame e di argento, da inviare a Messina. L'attuale presenza nel Duomo e  nel Museo Regionale di Messina di crocefissi in corallo induce M.C. Di Natale (L'arte del corallo… cit., scheda 105) a credere che siano prodotti  importati da Trapani e forse quelli provenienti dalla bottega di Mario Ciotta, ma non va  sottovalutato il fatto che Pietro, fratello di Mario, dopo l'insurrezione artigiana  del 1671/72, costretto ad abbandonare Trapani, perché escluso dallo indulto (Costanza S., “Per una storia…”, cit.,p.41), si trasferì a Messina nel 1673 per sfuggire alla giustizia e lì aprì una bottega dove  lavorò il corallo e l'avorio e fu autore di crocefissi e "santici" (Serraino M., Trapani… cit.,p.113). Ippolito lavorò il corallo, l'avorio e il legno (Novara L., voce in “ Sarullo L.;  Dizionario degli artisti…cit., vol. III). Figlio di Giuseppe e fratello di Mario major e Pietro, eseguì numerose opere in corallo e ne insegnò le tecniche di lavorazione  a tanti giovani, tra cui un certo Giovanni Felice che frequentò la bottega del Ciotta per volere del padre. Sue opere documentate sono quelle che nel 1680 consegnò al palermitano Diego Grassellino (Serraino M., Trapani…cit.,p.112), e precisamente due "macchine" in corallo con le rispettive figure di S. Francesco Saverio e S. Francesco di Paola su vascello, ed altri due vascelli. Le macchine erano  in genere composizioni scenografiche di rame, corallo, smalto e argento, formate da una sorta di carro trionfale a forma di vascello (del tipo del carro di S. Rosalia, disegnato in seguito da Paolo Amato per il festino del 1693)sul quale veniva collocata la figura di un Santo (cfr. L'arte del corallo…, cit., scheda 157;Daneu A., L’arte trapanese…cit., tav.31a –b). Anche i vascelli erano ricche composizioni in corallo, rame, smalto e argento, con caravella collocata su base esagonale, la cui tipologia è documentata da due esemplari di collezioni private di Palermo(L'arte del corallo…,cit., scheda 160): l'analogia del soggetto spinge Lucia Ajovalasit ad ipotizzare che le due caravelle palermitane potrebbero essere quelle uscite dalla bottega di Ippolito Ciotta nel 1680.       Tra la fine del sec. XVII e gli inizi del XVIII fu attivo Leonardo, maestro corallaro (Costanza S.,  “ Per una storia …” cit.,p.45),il quale era possessore di beni immobili.

Un altro Ciotta, Sebastiano,  in qualità di console della maestranza dei corallari, firmò i Capitoli del 1628 (A.S.T., not. B. De Monaco, cit.) e come semplice maestro quelli del 1633(B.F.T.,Lettere,1632/33, cit.). Nel 1631 sposò Maria Peri (Registro della chiesa di S. Lorenzo, Trapani), sorella di Francesca, moglie di un altro scultore, Mario Ciotta major. Nella sua bottega lavorò il giovane Giuseppe Gervasi che vi entrò a soli otto anni, con un contratto per sei, stipulato tra lo zio Giacomo Tobia e il maestro Ciotta (Serraino M.,Trapani…,cit.,p.110). Inoltre Sebastiano subaffittò al collega Antonino Bartolotta una bottega nei pressi di via dei Corallari, nella quale era possibile tenere lavoranti ed espletare "artem corallarii". Eseguì numerose opere in corallo ed avorio, soprattutto crocefissi e "santici"(Ibidem,p.129). Con il cognome Bartulotta sono documentati tre maestri: Antonino e Giuseppe che firmarono i capitoli del 1628,  Stefano che con Ignazio De Caro vendette, nel 1676,  quattro crocefissi, otto spilloni  per capelli e una guglia, eseguiti da loro, a Francesco Bruscia ( Ibidem, p.112).

PAOLO CUSENZA.  Nacque a Trapani il giorno 11 gennaio 1736. Constatata l'inclinazione per il disegno, il padre lo avviò alla pittura presso il trapanese G. La Francesca. Ben presto però "abbandonò il pennello, per impugnare il bulino"(Di Ferro F.M., Biografia degli uomini illustri trapanesi, Trapani 1830, III, p.96). Lavorò la pietra lattea, la conchiglia, il corallo, l'avorio, il dattero di mare (mytilus lithophagus),  realizzando piccoli capolavori con soggetti per lo più mitologici dei quali si ha memoria attraverso gli scritti degli storici locali (Ibidem, p.96; De Felice F., Arte del trapanese…cit., p.26; Gregorio R., “Del corallo di Trapani” in Discorsi intorno alla Sicilia, Palermo 1821, I , p.140). In avorio scolpì la Dea della Persuasione. Da un'ostrica ricavò un cammeo con il Nilo, personificato in un vecchio sdraiato sulla sponda di un fiume; papiri, coccodrilli e uccelli popolavano la scena. Avrebbe potuto accumulare con i suoi guadagni un cospicuo patrimonio se non l'avesse sperperato con la stessa facilità con cui guadagnava (Di Ferro F.M., Biografia…cit. , III, p.98). Una compagnia di comici gli richiese il disegno di un cavallo per una scena;  risultato molto efficace, fu venduto dagli stessi comici, fuori dall'isola, ad alto prezzo, per uso teatrale. Lavorò anche l'ambra e secondo il canonico R. Gregorio(Del corallo…cit.,,I,p.140) "fu l'inventore dell'incisione sull'ambra"; la sua prima opera raffigurava il musico Tamiri di Tracia, accanto a Pelia. Come poeta scrisse un gran numero di versi. Morì il 16 giugno 1789.

NICOLAO DI RENDA. Firma i capitoli della maestranza, stabiliti nel 1628 (A.S.T. not. B. De Monaco, cit.). Nel 1631 si impegna con Andrea Castelli ad eseguire in corallo  le opere citate e due pontefici (Serraino M., Trapani …cit.p. 111).Un altro corallaro omonimo, attivo nel sec. XVIII è indicato  come possessore di beni immobili nel censimento effettuato dal Senato di Trapani nel 1748(B.F.T.,Acta,b.19,1748). Fu forse lo stesso Nicola Renda ad eseguire alcune statue della chiesa del Collegio e i gruppi originari dei Misteri l’Ascesa al Calvario e l’Arresto.

 CARLO GUIDA. Praticò anche la pittura e fu allievo di Leonardo Mazzarese (Mondello F. Guida artistica di Trapani, Trapani 1883,p.60) e Leonardo Marrone (Bongiovanni G, voce, in “ Sarullo L., Dizionario degli artisti…cit., vol. II, 1993). Per la qualità dei suoi lavori fu invitato dalla Commissione governativa d’Italia ad esporre sue opere alle Esposizioni internazionali di Firenze del 1861 e di Londra del 1862. Nonostante avesse ricevuto vari riconoscimenti, sia in Italia che all'estero, a Firenze e a Nuova Orleans, la sua breve vita fu molto infelice: finì infatti i suoi giorni a soli ventitré anni, nel 1863,in un manicomio di Palermo. 

LEONARDO GUIDA. “Eccellente incisore di coralli” (Costanza S., “Per una storia…”cit., p.49, not. 8), nacque a Trapani il 3 agosto 1843 e morì il 3 marzo 1929:  fu anche  autore dei mezzibusti  (Serraino M., Trapani…cit.,p.275; v. anche Lipani P., voce in Sarullo L., Dizionario… , cit., vol. III). Con altri quattro corallari nel 1883 fu tra i primi a sottoscrivere azioni presso la neo-costituita Banca del Popolo (Tartamella E., Corallo…cit, p.140) per il valore di L.2.500 (A.S.T. , not. F. Manzo, 6 maggio 1883). Il suo nome compare fra i corallari iscritti alla Camera di Commercio di Trapani nel 1890 (Lista 1890). Nel 1883 ebbe anche  il brevetto di incisore e fornitore della Reale Casa, per avere inciso due cammei per Umberto I e Margherita di Savoia (De Felice, Arte…,p.27, nota 2); gli viene inoltre attribuito un cammeo raffigurante Vittorio Emanuele II. Fu autore di Crocefissi  e di una piccola scultura raffigurante Ebe, la coppiera degli dei, nell’atto di mescere il nettare. Due puttini in lotta per un pappagallo che stava accovacciato su un ramo, attribuitigli da Briguccia (Briguccia S.M., “Il cammeo conchiliare di Trapani” in Trapani, a.II,n.11,nov.1957,pp.23-26) e scolpiti in un unico ramo, furono presentati alla Mostra Internazionale di Londra del 1862 (Di Natale M.C., “Cammei in corallo del Museo Pepoli” in Miscellanea Pepoli,cit., p.273).

GIOVANNI PIZZITOLA. Nacque il 9 ottobre 1838  e morì il 22 luglio 1915; ottenne il primo premio all’Esposizione Provinciale di Belle Arti di Trapani e nel 1881 venne premiato con la medaglia di bronzo all’Esposizione di Milano alla quale partecipò con gli allievi della Scuola di Arti e Mestieri di Trapani, dove insegnava incisione in corallo e pietre dure. Sue opere in corallo e su conchiglia sono conservate al Museo Pepoli ( cfr. scheda 218 in L’arte del corallo…,cit.).

BALDASSARE SAMMARTANO. Corallaro e scultore, documentato nel 1812,  anno in cui affidò al nipote Antonino un cospicuo numero di oggetti in corallo e ambra, alcuni montati in oro, per il valore complessivo di 306 onze, 26 tarì e 10 grane affinché Antonino li vendesse a Malta; nel contratto stipulato tra i due (A.S.T., not. M. Mauro, 5 agosto 1812), vengono elencati tutti i pezzi, con il rispettivo valore: un ramo di corallo su piedistallo, una donna avventata da un cane, una Venere, composizioni con piccoli animali, una Madonnina su piedistallo, collane, cammei, cuori, bottoni, cornetti e numerosi ninnoli d'ambra.

ANDREA SOLE. Nel 1677( L’arte del corallo…cit.) ricevette dal trapanese Carlo Barresi, abitante a Palermo, la quantità di corallo necessaria per realizzare: una statuina dell'Immacolata con puttini, un S. Antonio di Padova, un S. Sebastiano, una S. Rosalia, un S. Girolamo, un'Annunziata, un S.Michele, un volto e una medaglia (Serraino M.,Trapani…cit,p.112). Eseguì numerose opere per il principe Claudio La Maraldo di Lignè, vicerè di Sicilia, e per esse ricevette nel 1670 i pagamenti, come risulta dal Libro dei conti dell'Archivio di Lignè a Beloeil (12 novembre 1670). Alcuni oggetti della collezione  del principe di Lignè, tra cui un cofanetto simile alla  “Scatola” (scheda 147 in L’Arte del corallo…,cit.) del’ex Banca Sicula di Trapani ( ora al Museo pepoli) sono stati venduti all’asta  da Sotheby’s , il 7 luglio 1994.

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