Domenica 21 maggio 2023
ASSOCIAZIONE AMICI DEL MUSEO PEPOLI
XIII GIORNATA NAZIONALE ADSI 21 MAGGIO 2023
Palazzo Montalto
Negli anni ‘20 del Novecento il notaio Giacomo Montalto diede incarico
all’ingegnere-architetto Francesco la Grassa, di redigere il progetto per un
edificio da destinare a propria dimora.
La Grassa, già allievo del famoso architetto Ernesto Basile, era in quel momento
un apprezzato architetto per avere progettato significativi edifici cittadini e
il maggiore esponente del liberty trapanese.
Egli ideò un palazzo a tre elevazioni con finestre e balconi, rigorosamente
allineati sulla facciata tersa ed essenziale, segnata in orizzontale dalle bugne
della zoccolatura, dalle modanature che l’attraversano come nastri tesi sulla
superficie e dalla fascia decorata che fa da cornicione. Tipica è l’apertura
tripartita, posta nella torretta che si innalza al disopra della cornice
dell’ultimo piano, nel settore mediano: è questa un elemento costante nelle
opere di La Grassa, ereditato dal repertorio del suo maestro Ernesto Basile, e
più volte riproposto in altri edifici come Palazzo delle Poste, villa Laura e
villino Ricevuto, diventando la sigla personale dell’architetto trapanese.
Ma l’elemento che caratterizza la facciata è la rivisitazione, in termini
liberty, del bovindo posto nel settore mediano del primo piano; si tratta di un
particolare tipo di finestra in cui gli infissi e le ante a vetri non sono
allineate al muro, ma sporgono dalla superficie muraria della facciata, essendo
collocate in un corpo aggettante che segue, in orizzontale, un percorso ad
andamento rettilineo ai lati, concavo convesso sulla fronte; tuttavia esso è
unito all’ambiente interno, del quale costituisce parte integrante, ed ha le
aperture ad altezza superiore rispetto alla quota di calpestio.
Questo elemento, insolito nell’architettura trapanese e nel linguaggio del La
Grassa, si qualifica inoltre per la presenza di una raffinata composizione
floreale, fatta di rose e lunghi tralci arricciati che emergono da un vaso ad
alto piede, posto sotto l’apertura mediana.
Sulla facciata si notano altre significative espressioni del liberty, inserite
fra le strutture architettoniche: sono i ferri battuti, le decorazioni floreali
e i vetri!
Troviamo infatti i ferri come decorazione del coronamento e del portone in
legno, oltre che come ringhiere dei balconi. Un fregio floreale al di sopra dei
balconi dell’ultimo piano, i vetri colorati nelle parti alte delle ante delle
aperture, le mensole che reggono le lastre dei balconi sono inoltre elementi che
si alternano tra gusto liberty e déco.
Se nel complesso, a parte il bovindo, la facciata principale rivela ancora
qualche retaggio di rigide simmetrie nella collocazione delle aperture, o di
eclettiche soluzioni del secolo precedente nel pesante basamento bugnato,
tuttavia lateralmente, nel prospetto sulla via Giudecca, la presenza di
un’ariosa terrazza crea una piacevole articolazione delle masse.
Oltrepassando la soglia d’ingresso va notato il portone ligneo decorato a
riquadri e arricchito, nel settore superiore, da inserti in ferro battuto nei
quali, fra linee curve e volute, fa mostra di sé la lettera M, iniziale del
cognome Montalto, ripetuta quattro volte!
Nel vano d’ingresso si leggono delle epigrafi indirizzate a chi vi passa.
Esse indicano messaggi specifici sull’edificio e riportano una massima di
Cicerone che, nell’intenzione del proprietario, supponeva la condivisione.
La lingua usata è il latino, i caratteri delle lettere sono quelli capitali
(maiuscoli) e l’indicazione delle date è in numeri romani.
L’iscrizione posta sopra l’architrave, “FRANCESCO LA GRASSA FECIT”, riguarda il
progettista e le date di costruzione A.D. MCMXXV (Anno Domini 1925) e di
ristrutturazione A. D. MMVII (Anno Domini 2007). Sulla parete laterale,
all’interno di un riquadro, si legge la massima: NON DOMO DOMINUS SED DOMINO
DOMUS (Non è la casa che deve conferire decoro al padrone ma il padrone alla
casa). Frontalmente alla precedente un’altra iscrizione così recita: DOMUS IN
AMPLIOREM FORMAM INEUNTE EXTRUCTA (Casa costruita in una forma più ampia
all’inizio [del secolo]).
Salendo poi la sinuosa scala alla trapanese, a più rampe, e dando uno sguardo
alla ringhiera in ferro battuto, si notano i motivi decorativi simili a quelli
già visti nel portone, che incorporano la lettera M, iniziale del cognome
Montalto, più volte ripetuta.
Giunti al primo piano dell’edificio, entriamo in quello che fu l’appartamento
del giudice Gian Giacomo Ciaccio Montalto (1941-1983), nipote del notaio per via
materna.
Ci accoglie un’esuberanza di colori e di decori che, tra liberty e déco, si
sviluppano dai pavimenti alle pareti, dagli infissi in legno fino ai soffitti.
Finitura particolare è la pavimentazione dei vari ambienti con le cementine
liberty, una tipologia di mattonelle a base di impasto di cemento colorato,
messa a punto nella seconda metà del XIX secolo e molto utilizzata nei primi del
Novecento, come alternativa più economica dei pavimenti a tarsia di marmo. Il
repertorio figurativo, variegato nei decori, comprende volute ed elementi
floreali e vegetali stilizzati ma anche motivi geometrici come fasce lineari,
usate soprattutto per le bordure, ma anche cerchi, quadrati, rettangoli e
composizioni a zig- zag o di vario tipo, spesso in tema con i temi delle carte
da parati. Il decoro è ripartito in varie mattonelle, quasi sempre quattro.
Quello che più colpisce in tutto l’appartamento è proprio la preziosità delle
carte da parati: chi dorati, fitti motivi di fiori stilizzati, rose, iris,
viole, arance e limoni offrono agli occhi un tripudio cromatico, fatto da colori
vivaci o da tinte neutre che esprimono ora il gusto floreale ora quello déco.
Nel vano d’ingresso ai fiori si sostituiscono suggestive forme geometriche,
tratte dalla cultura azteca, in tema con l’art déco degli anni ‘20 - ‘30.
L’apparato decorativo di soffitti e cornici ripete i motivi delle pareti e, in
alcuni casi, ispirandosi alla morfologia vegetale, privilegia la linea curva:
una linea che si attorciglia, si raddoppia, si moltiplica fino a trasformarsi
nel tipico colpo di frusta del Liberty.
Particolarmente interessante è l’ampia sala da pranzo dove si possono apprezzare
i motivi ornamentali delle carte da parati e del soffitto: fiori e frutti si
attorcigliano su lunghe fasce geometriche e creano delle gradevoli composizioni.
Da non trascurare, nella stessa stanza, la presenza del passavivande, collegato
con l’adiacente cucina (rifatta durante più recenti lavori di ristrutturazione)!
La decorazione diventa poi originalissima nel cosiddetto salottino siciliano
dove un carretto, una ruota, un tavolo e dei vasi fanno da cornice al soffitto,
mentre un tappeto, dai tipici motivi ericini, scivola sulle pareti. Prima di
lasciare l’appartamento non possiamo non osservare le porte in legno, i vetri
colorati delle aperture, nelle tonalità del blu, del giallo e del verde, tutte
in tema con il gusto del tempo, e non notare, nel vano scala, l’occhio magico
che si apre su una parete.
(Lina Novara)